Gli ORISHAS (Santi)

Ciascun Orishas viene simboleggiato secondo una precisa iconografia e trova un corrispondente Cattolico.

Ogni persona è governata da un Orisha. Di seguito i Santi più famosi e il loro corrispondete Cattolico.

Introduzione

L´aspetto folclorico della Santeria è strettamente collegato a quello rituale. Musica e danza hanno un ruolo fondamentale in praticamente tutti i riti della Regla e derivano direttamente dalla tradizione Yoruba africana.

Ciascun Orishas viene simboleggiato secondo una precisa iconografia. La tradizione della danza rituale si è poi trasferita anche al di fuori dei rituali sacri, codificata e in un certo senso istituzionalizzata fino a divenire una espressione artistica folclorica, ma non per questo svuotata del suo significato originario. La musica che accompagna i rituali santeri è quasi esclusivamente composta da basi ritmiche e melodie vocali in cui si alterna una voce dominante, detta “diana” o “gallo”, e un coro. Gli strumenti utilizzati sono tamburi e percussioni chiamati Batà, dotati di valenza sacra e custoditi gelosamente assieme agli altri oggetti sacri nelle case-tempio, gli Ilé Ochà, dei santeros e babalawos. Ad ogni Orisha e ad ogni occasione rituale corrispondono sequenze ritmiche e combinazioni di strumenti specifiche che accompagnano lo svolgimento della cerimonia e svolgono in essa una funzione centrale di richiamo per gli spiriti invocati e di offerta agli Orishas.

Ogni uomo è governato da un Orisha a cui deve rispetto, devozione ed offerte, soprattutto nel giorno della festa di ogni Santo. Durante queste feste ci si scatena in danze e musica, agli Orishas vengono offerte grandi quantità di cibo e bevande.

ELEGUA

Elegguá, i cui corrispondenti Cattolici sono il Bimbo di Atocha e Sant’Antonio da Padova, è l’Orisha protettore dei viaggiatori, è colui che apre e chiude le strade ed incroci, che quando balla assomiglia ad un bambino dispettoso.

Ha le chiavi del destino, apre e chiude la porta alla disgrazia o alla felicità. E´ il crocevia da cui si diramano le strade della vita.

E´ il messaggero di Olofin (Dio) e il primo in tutto. Deve essere salutato prima di tutti gli altri Orisha, è il primo a ricevere le offerte.

Il suo giorno è il lunedì. I suoi colori sono il rosso e il nero. E´ un Orisha maggiore.
E´ il primo del gruppo dei quattro guerrieri (Elegguà, Oggùn, Ochosi e Osun). Incute timore perchè ha il controllo su molte cose e spesso agisce secondo capriccio.
E´ anche burlone e giocherellone, può diventare irriverente come un monello, ed è imprevedibile, proprio come il destino.
E´ il depositario dell´Ashé, ovvero del potere spirituale. 
Questo Orisha, nei riti di adivinazione, parla ed è rappresentato attraverso i numeri 3 e 21.

ORGUN

Il Santo Cattolico con il quale è stato sincretizzato è San Pietro.


Oggùn è un Orisha temuto per il suo carattere poco socievole e per la potenza delle sue armi. Egli è solo l´archetipo delle manifestazioni violente insite nella natura umana. Il suo nome significa guerra, distruzione, ma anche medicina, spirito buono e cattivo. Nasce dalle viscere della terra e la sua missione è quella di lottare sempre per tutti gli uomini, nella religione e nella vita.


E´ incaricato di procurare il nutrimento a tutti gli Orisha. Ha molta connessione con gli Spiriti (Eggun).
Fratello di Changò, violento e astuto, è il dio dei minerali, delle montagne, e del ferro in generale. Ufficialmente sposato con Oya, ha perso la moglie che è diventata fedele amante di Changò con cui è in lite perenne.
Sulla terra vive con Ochosi, dietro la porta di casa affinchè nulla di male vi possa entrare. Ha numerosi cammini: dal guerriero forte e barbaro, sino al contadino sedentario.


Domina le chiavi, le catene, il carcere e il metallo in generale, dal machete sino ai cannoni. In spalla tiene una borsa tigrata adornata con molte conchiglie. Si veste di verde e attorno alla vita ha un gonnellino in fibre di palma (Mariwo) che proteggono dai mali della vita. La sua collana è a palline verdi e nere alternate. Il suo ballo è molto bellicoso e infatti lo pratica tenendo un machete tra le mani, a rappresentare inoltre il lavoro. Protegge dalla febbre, dagli interventi chirurgici e, in generale, da tutti i danni derivati da metalli ferrosi e da incidenti con perdita di sangue.
E´ il protettore di fabbri, meccanici, ingegneri, fisico-chimici e dei militari.
Il suo giorno è il Martedì.

OSHOSI

Il suo corispettivo Cattolico è San Norberto ma anche Sant’ Alberto.
E´ il terzo membro del gruppo di Orishas denominato Guerreros e viene consacrato assieme a Eleggua, Oggun e Osun nella cerimonia della mano di Orula.


Rappresenta la freccia della giustizia, per proteggere colui che riceve questa iniziazione, per aprire e spianare la sua strada. Ochosi è un cacciatore che, per inseguire le sue prede esplora territori sconosciuti e impervi. Nella gerarchia degli Orisha il suo ruolo è quello di intermediario e interprete per Obatalà, con cui è in stretta relazione.
I suoi colori sono l’azzurro e il giallo.

OSUN

Nel sincretismo si compara al Cattolico San Giovanni Battista.
E’ un Ocha (Santo) guerriero. Si riceve anch’esso nella cerimonia di “Mano di Orula” ed è consacrato dal Babalawo che è l’unico che ha la potestà di farlo.
Rappresenta lo Spirito ancestrale che si relaziona con l’individuo, che lo guida e lo avverte dei pericoli.
E’ vigilante e guardiano.
Simbolizza inoltre la stabilità dell’essere umano sulla terra, per nessun motivo deve cadere in quanto se succede è presagio di qualche situazione negativa.
E’ messaggero di Obatala e di Olofin.
Viene rappresentato da un gallo posizionato sopra ad una coppa di metallo.

ORULA

Sincretizzato con San Francesco da Assisi, è la vita e attraverso di lui possiamo conoscere il passato, attuare nel presente, e predire il futuro.
La sua parola non cade al pavimento, ossia le sue profezie sono sempre certe.


Possessore dell’oracolo supremo degli Yoruba, Orula è anche conosciuto come Orunmila (“solo il cielo conosce quelli che si salveranno”).
E’ il conoscitore dei segreti di Ifa e conosce il destino di ogni persona.
Il Babalawo è il suo rappresentante principale, al quale i credenti accorrono per cercare soluzioni ai loro problemi e progetti da intraprendere.
I suoi colori sono il verde e il giallo.


Il sacerdote stabilisce un dialogo tra le divinità e i suoi seguacei attraverso l’opquele ( o catena consacrata).
E’ il Santo che presenziava al momento della nostra richiesta a Olofin (Dio) di discesa alla terra ed è l’unico testimone di ciò.
Per questo motivo lo si invoca e si riceve nella cerimonia di Mano di Orula, nella quale viene a comunicare all’iniziato il suo cammino sulla terra.
Viene festeggiato il 4 Ottobre.

OBATALA

Cattolicizzato come la Vergine “de la Mercedes”.
Primo tra gli Orishas, Padre benevolo di essi e dell’umanita.


E´ il santo vestito di bianco che protegge tutte le menti.
Olofin creò l´universo, ma diede a Obatalà il compito di organizzare il mondo e di creare l´umanità. Divinità pura per eccellenza, ama la pace ed è misericordioso.
È il dio del pensiero e dei sogni.


Non permette a nessuno di spogliarsi in sua presenza o di pronunciare parole ingiuriose o volgari. E´ l´unico Orisha ad avere sia cammini maschili che femminili. Secondo la sua manifestazione può essere uomo o donna, vecchio e saggio o giovane e guerriero.
Il suo giorno è il 24 di Settembre.

ALGAYU

E’ l’Orisha assimilato al Cattolico San Cristoforo.


E’ il padrone delle forze terrene, del deserto e dei vulcani. E’ il padre di Chango.
Patrono dei camminanti, degli operai, degli automobilisti ed aviatori.
Santo bellicoso e collerico.

OYA

Sincretizzata con la Cattolica Vergine della Candelaria che i festeggia il 2 Febbraio, o con Santa Teresa del Bambin Gesu’, il cui giorno è il 15 Ottobre.
E’ stata moglie di Oggun ma successivamente ha sposato Chango, il dio del tuono.


Tra le molteplici funzioni di Oya vi è quella di accompagnatrice dei morti.


Inoltre è anche dea guerriera, propiziatrice di cambiamenti e spesso di devastazioni. Per questa ragione è considerata dotata di grande potere.
Danza impugando un machete e un iruke (coda di cavallo), i quali utilizza per scacciare gli spiriti maligni.
Vive alle porte dei cimiteri e domina i 4 venti assieme ad Obatalà, Eleggua ed Obba.

OBBA

Obba è l’Orisha, figlia di Obatalà, che viene identificata con Santa Rita da Cascia, Santa Caterina da Siena e Santa Caterina d’Alessandria.


Santa relazionata alla fedeltà coniugale. Donna di Chango, per il quale si desfigura tagliandosi un’orecchia, seguendo l’imbroglio di Ochun.
Santa valorosa, così detta risolutrice delle cause impossibili.

OSHUN

E’ cattolicizzata con la “Virgen de la Caridad del Cobre”(Patrona di Cuba), titolo che le fu riconosciuto da Papa Benedetto XV il 26 Maggio 1916.


Dea dell´amore, della bellezza, della ricchezza, della femminilità e dei fiumi, è Il corrispettivo femminile di Changò (di cui è amante).                               Accompagna sempre Yemayà.
Vive nel fiume e assiste le gestanti e le partorienti.

Viene rappresentata come una mulatta bella, simpatica, brava ballerina ed eternamente allegra. E´ capace di risolvere, quanto di provocare, liti tra gli Orisha e tra gli uomini. Il suo colore è il giallo e il suo metallo l’oro, ma gli vengono attribuiti anche il verde acqua e i corallini. Possiede virtù curatrici che mette in pratica attraverso le sue acque e il miele, di cui è la padrona.


Il suo fiore preferito è il girasole e il suo numero il 5.
A lei appartengono i pavoni reali e altri uccelli dal piumaggio colorato. Ochun è in sostanza la rappresentazione di vanità e narcisismo.
Adora le feste e i balli, i gioielli e gli adorni di ogni genere, soprattutto d´oro.

CHANGO

Il santo cattolico corrispondente è, come per Obatalà, stranamente femminile ed è Santa Barbara, che si festeggia il 4 Dicembre.
E’ un importante Orisha, associato al fuoco ed al tuono, divinità potente, guerriero instancabile. Dio della virilità e della mascolinità.
Signore dei tamburi batà, della danza della musica.


Forse ispirato ad un mitico re Yoruba del regno Oyo. Figlio indesiderato di Yemayà, ma protetto da Obatalà.
I suoi colori sono il bianco e il rosso.
La parola Changò vuol dire problema, infatti rappresenta tutte le virtù e tutte le imperfezioni umane; è lavoratore, coraggioso, buon amico, indovino e guaritore, ma è anche bugiardo, donnaiolo, rissoso e giocatore.


I suoi oggetti sono di tipo bellicoso: ascia a uno e a due fili, machete, lancia e spada. Gli piacciono le donne e perciò ha innumerevoli avventure amorose e i litigi con i rivali. Ha varie amanti, oltre alle mogli ufficiali: Oyà, Obba e Ochun.
Come divinità del fuoco, protegge dalle bruciature e dagli incendi. Ha una collana a grani bianchi e rossi alternati. Il rosso è simbolo di amore e di sangue.

Si accompagna sempre ad Elegguà, con il quale si dice essere “Okanani”, che significa “un solo cuore”, inseparabili. La natura di Changò trova la sua rappresentazione più evidente nella caduta di un fulmine, nella rapidità con cui il fuoco può divorare ciò che incontra sulla sua strada. La leggenda vuole che le capacità adivinatorie di Ifà originariamente appartenessero a questo Orisha, e che questi le abbia cedute a Orula in cambio della bravura nella danza.

YEMAYA

Corrispondente della cattolica Vergine Maria (Nuestra Señora de la Regla).
Madre della vita e i tutti gli altri Orusha. Moglie o, secondo le versioni, figlia di Obatalà.


Dea dell´acqua salata e quindi del mare come fonte primordiale di vita.
Si invoca come protezione, purificazione ed aiuto in generale.
Protettrice delle partorienti, dei pescatori e dei marinai.

La sua collera è terribile, però sempre agisce con giustizia.
Ama la buona compagnia; è una buona madre, allegra e sanguigna.
E´ stata moglie di Babalù Ayé, di Aggayù, di Orula e di Oggùn. Chi è consacrato a lei non può pronunciarne il nome prima di aver toccato terra con i polpastrelli delle dita e baciato in loro l´impronta della polvere.


Indossa sette braccialetti d´argento e sette gonne come a rappresentare i sette mari profondi e misteriosi. La sua collana è fatta da cristalli azzurri e indossa una lunga veste dello stesso colore con serpentine azzurre e bianche. Nel ballo si annuncia con una risata fragorosa e poi gira come le onde o i mulinelli dell´oceano. A volte rema, mentre altre sembra che nuoti, ma sempre inizia piano piano per aumentare l´intensità del ritmo come per le ondate minacciose.
Insieme a Changò e a Ochun è tra le preferite dai cubani.

JIMAGUAS (O IBEYIS)

Sincretizzati con i Santi Cosimo e Damiano, sono Orisha che impersonificano la sorte e la prosperità.


Sono capaci di salvare dalla morte e da tutte le energie malevole.
Uno dei loro simboli più importanti è il tamburello, uno ciascuno, con il quale hanno vinto il diavolo.


Gli Jimaguas sono Orisha gemelli, mashio e femmina, protettori di tutti i bambini, giocherelloni e golosi. Vivono in cima alla palma.
Sono viziati da tutti gli altri Orisha.

OLOKUN

Olokun è un Orisha androgeno, un misto tra uomo e donna.


E’ la personificazione di diverse caratteristiche umane: stabilità, pazienza, meditazione, osservazione e visioni future.
Olokun governa le ricchezze materiali, le abilità psichiche, i sogni e la salute.


Nei culti afrocubani, viene collegato a Yemaya, visto che entrambe sono associati allo stesso elemento della natura, il mare, l’acqua.
Olokun significa “padrone del mare”.

BABALU AYE

Il Santo Cattolico con cui viene identificato è San Lazzaro.
Dio guaritore di numerose malattie veneree, della pelle, della lebbra, del colera, delle malattie in genere ecc.
I suoi colori sono il bianco e il blu.


In Africa era il santo principale e più venerato. A L’Habana esiste un santuario in suo onore (Rincon), dove il 17 Dicembre di ogni anno si recano migliaia di ammalati.
E´ uno degli Orisha più invocati dai fedeli nella Santeria, ma anche dai cattolici cubani.
E´ la divinità che ha a che fare con le malattie del corpo, le epidemie, le menomazioni. La raffigurazione di Babalu Aye, infatti, è quella di un mendicante storpio, coperto di piaghe, vestito solo di una poverissima veste.


E’ anche colui che aiuta chi soffre, il Santo a cui tutti chiedono la grazia della guarigione e l´aiuto negli stati di malessere fisico, di problemi di salute propria o di persone care. I suoi messaggeri sono mosche e zanzare, perché portano in giro le malattie. Nel ballo arriva trascinandosi come un malato, avvolto su se stesso.